Così come l’invenzione della stampa ha facilitato la diffusione dell’alfabetizzazione, così oggi la programmazione e i computer facilitano l’acquisizione e la diffusione del pensiero computazionale.

Il pensiero computazionale prende a prestito concetti e strumenti propri dell’informatica per trovare soluzioni innovative e creative ai problemi di ogni giorno.

Questo non significa che gli esseri umani devono imparare a pensare come i computer: il pensiero computazionale è il modo in cui gli esseri umani insegnano ai computer a risolvere i problemi e non viceversa.

I computer sono stupidi e noiosi e solo grazie agli esseri umani possono diventare strumenti utili e interessanti: l’unico limite a quello che i computer sono in grado di fare è costituito dalla nostra creatività e immaginazione.

 

I processi mentali tipici del pensiero computazionale sono favoriti dall’approccio alla risoluzione dei problemi che viene messo in atto da coloro che sviluppano programmi per il computer: in altre parole il pensiero computazionale è quello che adotta un informatico quando affronta un problema.

Esercitare il pensiero computazionale significa quindi molto di più che saper scrivere righe di codice.

Un informatico direbbe che la moltiplicazione è una somma ripetuta e quindi frutto di un’iterazione, uno dei concetti fondamentali alla base del pensiero computazionale.

Inoltre direbbe che, nonostante per la moltiplicazione valga la proprietà commutativa, in termini di efficienza (pratica fortemente ricercata da chi applica il pensiero computazionale) è preferibile sommare tre volte sei piuttosto che sei volte tre.

 

Ma come la programmazione diventa strumento per sviluppare il pensiero computazionale?