Nonostante il termine “computazionale” possa indurre a pensare che il pensiero computazionale sia un’abilità utile solo a chi ha fatto dell’informatica la propria professione, si tratta di una skill fondamentale che tutti dovrebbero possedere, in particolare quei giovani che desiderano non farsi sfuggire le opportunità che il futuro porrà loro dinanzi nei prossimi anni.

È ormai universalmente riconosciuto che per riuscire bene nel proprio futuro professionale i giovani dovranno “imparare a imparare” e non limitarsi a fornire risposte preconfezionate: in questa direzione si muovono le raccomandazioni dell’Unione Europea in materia di istruzione che sono state recepite dal MIUR anche con l’introduzione della programmazione nelle scuole a partire dalla primaria.

Perché così come leggere, scrivere e contare sono abilità che è importante imparare fin da bambini anche il pensiero computazionale deve essere appreso ed esercitato fin dai primi anni di scuola.

Ciò che i nostri studenti universitari imparano oggi, tra cinque anni sarà probabilmente obsoleto: questo vale in maniera particolare per le discipline tecniche, ma anche per le altre discipline.

Inoltre, è davvero difficile pensare che gli studenti di oggi, che domani troveranno un lavoro, saranno in grado di mantenerlo fino alla fine della propria carriera lavorativa, come accadeva in passato ai loro padri o nonni: è molto più probabile che i giovani saranno chiamati a cambiare lavoro piuttosto frequentemente, imparando a destreggiarsi anche nell’ambito di differenti discipline.

Anche per quanto riguarda le nuove professioni: i lavori oggi più richiesti solo sei anni fa non esistevano neppure.

Proviamo a immaginare quante saranno le discipline che nasceranno nei prossimi anni senza che neppure esistano dei percorsi strutturati per poterle accostare.

La vera sfida per i nostri giovani sarà di porsi in un atteggiamento di lifelong learning e acquisire quelle abilità che consentiranno loro di sviluppare un’attitudine mentale utile ad affrontare problemi di ogni ordine e grado.

E quale palestra migliore se non l’esercizio quotidiano del pensiero computazionale per affrontare questa sfida?

Ma come la programmazione diventa strumento per sviluppare il pensiero computazionale?