Immaginate di essere un uomo delle caverne, che deve regolarmente andare a caccia di cervi o di cinghiali per nutrire se stesso e la sua famiglia. La caccia è faticosa, può impiegare ore o anche giorni.
Dopo un po’, la stanchezza si fa sentire, assieme a fame e sete.
Le gambe sono pesanti. Il nostro corpo ci sta suggerendo di lasciar perdere, di sdraiarci e riposarci un po’. All’improvviso, però, un cinghiale compare a una certa distanza: d’un tratto, non sentiamo più sete né stanchezza, ma solo il desiderio di conquistare la nostra preda.
Nel momento in cui scocchiamo la freccia e colpiamo l’animale, una scossa ci attraversa tutto il corpo.
La carica di energia che ci ha permesso di scordare per qualche minuto tutta la stanchezza è stata generata da una sostanza prodotta dal nostro cervello: la dopamina.
La sensazione che la dopamina ci fa avvertire è così piacevole che la prossima volta andremo a caccia non più al solo scopo di procurarci nutrimento, ma anche per provare di nuovo quella sensazione. Nonostante sia coinvolta in moltissime attività, una delle ragioni originarie per cui il nostro cervello ha imparato a produrre dopamina potrebbe essere proprio quella di motivarci alla caccia e, così, provvedere alla nostra sussistenza.
Tutto ciò che riguarda la motivazione e la ricompensa in qualche modo coinvolge la dopamina. E i social media hanno imparato a sfruttare nel modo migliore il bisogno di andare a caccia di ricompense per uno scopo che con la sussistenza non ha niente a che fare: controllare quante più volte e stare quanto più tempo possibile su Facebook, Instagram, Snapchat, Twitter, WhatsApp, le app dedicate alle email e tutti gli altri. Creando, in una parola, la dipendenza da social network.
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FONTE: Le Macchine Volanti
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È questo che spinge soprattutto i più giovani a controllare il loro smartphone, in media, 150 volte al giorno (una ogni nove minuti) nella speranza di ottenere le ricompense. E quali sono queste ricompense? Un like su Facebook, una notifica su Twitter, un video diretto a noi su Snapchat, ma anche una mail di lavoro o un messaggio su WhatsApp. In effetti, spiega sempre Tristan Harris, molte di queste app sono progettate proprio come le slot machine.
Per aggiornare la mail, dobbiamo “tirare” verso il basso, dopodiché la rotellina dell’aggiornamento inizia a girare e dopo qualche secondo una nuova mail compare: hai vinto! E se non abbiamo ottenuto il premio questa volta, saremo maggiormente motivati a controllare a breve, nella speranza di ottenere la nostra ricompensa variabile intermittente.